Pagine

lunedì 24 novembre 2014

Al sesso e alla pizza non si potrà mai dire no

      

«IL NOSTRO CIBO HA UN GRANDE DOMANI E PUÒ RISOLLEVARE L’ECONOMIA», ASSICURA OSCAR FARINETTI. «PERCHÉ MANGIARE BENE È COME FARE L’AMORE: È IRRINUNCIABILE»

Farinetti, secondo lei vedremo
mai comparire sulle
tavole italiane una pizza
liofilizzata?
«Decisamente no. Il buon Dio ci ha
dato due grandi piaceri: fare l’amore e
il buon cibo. Dubito che l’uomo vorrà
mai fare a meno dell’uno o dell’altro».
Più cibi di qualità, meno carne, pochi
sprechi. È questo, secondo Oscar Farinetti,
fondatore di Eataly, il futuro che
arriverà nel piatto degli italiani. E non
solo nel loro, perché «è giusto che un
americano o un cinese possano avere il
Parmigiano Reggiano, il pesto ligure,
il barolo piemontese». E pazienza per
il chilometro zero. «Nel settore agroalimentare
c’è ancora così tanto da fare
che il futuro non può che essere meraviglioso
», assicura Farinetti. Ma noi
abbiamo deciso di metterlo alla prova.

Siamo nel 2150: spaghetti e Parmigiano
esisteranno ancora o ci
ciberemo di proteine in capsule?
«Il cibo italiano non scomparirà mai
Abbiamo una fortuna: siamo l’unica penisola
al mondo che si estende da Nord
a Sud, immersa in un mare eccezionale.
Cosa vuol dire? La risposta, come
cantava Bob Dylan, soffia nel vento: i
venti che accarezzano l’Italia creano
dei microclimi unici, che ci rendono i
campioni mondiali di biodiversità. Abbiamo
un Paese che occupa lo 0,50%
delle terre emerse del pianeta, eppure
abbiamo 7 mila specie di flora contro
le 1.100 della Gran Bretagna, 1.200
smetteranno di comprare i cibi italian
sounding, quelli con un nome che
suona italiano ma che di italiano non
hanno nulla, e andremo finalmente a
vendere il capocollo di Martinafranca 
la pasta di Gragnano... Vuole una previsione?
Se lavoriamo sodo, tra dieci
anni esporteremo il doppio di adesso».

Nel futuro faremo tutti la spesa
on line, scegliendo le zucchine
con la telecamera interattiva?
«Staremo molto più attenti agli sprechi,
questo è certo, altrimenti moriremo
nella nostra stessa spazzatura. Nel
mondo siamo sette miliardi di persone,
ma viene prodotto cibo per 12 miliardi.
Se pensa al miliardo di persone che ha
problemi di denutrizione, significa che
il mondo “ricco” butta letteralmente
via cibo per sei miliardi di persone,
ogni giorno. È proprio questo che deve
cambiare».

I cibi di qualità un giorno costeranno
di meno?
«Ma quella che mangiare cose buone
costi di più è una bugia! La differenza
di prezzo tra un cibo di qualità e un cibo
scadente è minima, provi a pensare
a una pasta artigianale o a un formaggio
d’alpeggio: di quanto parliamo, di
20 centesimi a porzione, 50? Pensiamo
invece a un abito, un orologio, un
mobile: che differenza c’è tra il primo
prezzo e il top? Immensa. Dovremmo
ricordare sempre che il cibo è l’unico
genere di consumo che entra nel nostro
corpo, altro che un’automobile. È questo
che cambierà, in futuro: l’idea che
il cibo buono sia “caro”».

I piccoli produttori sopravivranno
alle major alimentari?
«Assolutamente sì, però dobbiamo aiutarli.
E per aiutarli dobbiamo dimezzare
la burocrazia. Nella viticoltura, oggi,
esistono 11 organismi di controllo. Un
piccolo viticoltore spende più tempo a
mandare in giro le carte che non a portare
i suoi prodotti in giro per il mondo.
Le nostre piccole-medie imprese
possono fare grandi cose, se non sono
impastoiate dalla burocrazia».

Gli allevamenti intensivi immettono
nell’atmosfera il 51%
dell’anidride carbonica, metano
e protossido d’azoto. Diventeremo
tutti vegetariani?
«Un po’ più vegetariani di sicuro, anche
perché man mano che diventa un
po’ più carnivora la parte di mondo che
oggi muore di fame, non ci sarà carne
per tutti. Ma mangeremo più carne di
altissima qualità, quella di allevatori
che non usano chimica e antibiotici. E
la tecnologia ci aiuterà. Non a produrre
di più, ma a essere più puliti».

Nessun commento:

Posta un commento