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domenica 9 novembre 2014

C'ERA UNA VOLTA UN BAMBINO BUONO

Mentre cammino verso la redazione del settimanale <<Chi>> e sto per entrare nell’ufficio del direttore Alfonso Signorini, la domanda che mi gira in testa è:  <<Ma perché una persona che ha passato buona parte della sua vita a mettere a nudo le esistenze degli altri pubblicando foto <<Paparazzate>> e soffiate dagli informatori, a un certo punto decide di mettere a nudo la propria, di esistenza, con un libro biografico?>>. Cominciamo questa chiacchierata proprio da qui. Alfonso Signorini è dietro la sua scrivania e alle sue spalle c’è un grande ritratto della sua passione senza fine, la cantante lirica Maria Callas.

Perché proprio un’autobiografia, Signorini?
<<In effetti  questo è un tipo di libro che di solito si  fa in una fase della vita più da “crepuscolo degli dei”, di bilancio finale, insomma. Farlo adesso per me ha senso perché penso richieda una certa dose di coraggio o almeno di spregiudicatezza. Poi, certo, hanno contribuito anche un egocentrismo di fondo che è un tratto del mio carattere. E, non ultimo, il fatto che sono convinto che la mia storia possa insegnare a chi la leggerà che nella vita non esistono difficoltà insormontabili. E questo è un messaggio molto positivo>>.

Nel libro emerge subito che due figure centrali per tutta la sua vita sono state quelle dei suoi genitori
<<Si, avendo vissuto un’infanzia molto protetta, in un certo senso asociale, tutto il mio mondo erano loro e la mia cameretta. Poi c’è stata una fase in cui li ho messi in discussione perché sentivo di dover seguire la mia strada, e questo li ha fatti soffrire. Alla fine, però, quando era rimasto poco tempo, per fortuna ho recuperato il rapporto con entrambi>>  

Un’ infanzia, la sua, da bambino diverso dagli altri, poco integrato. Nel libro racconta che a scuola era bravo, ma si rifiutava di dare suggerimenti ai suo compagni durante i compiti in classe.
<<Si, andare bene a scuola grazie al mio amore era lo studio era la mia unica forma di rivalsa nei confronti degli altri ragazzi che non mi “Filavano”>>.

Nonostante ciò, nelle  sue pagine ritorna spesso un sentimento di nostalgia verso il passato.
Per me il passato è importantissimo, perché è un rifugio e ha tanto da insegnare: non si può essre moderni senza amare il passato.

Prima di dedicarsi al giornalismo ha insegnato. Potrebbe un giorno di ritornare a farlo?
E’ una cosa a cui penso, anche perché tendo a considerare ogni punto d’arrivo in realtà una nuova partenza. Non mi piace stare troppo fermo a fare la stessa cosa>>.

Nella sua carriera è passato anche dalla tv, ma che tipo di telespettatore è?
Non guardo molta televisione, perché quella che si vede oggi genera in me troppa ansia. Io sono per una tv più leggera e di evasione>>.

In tanti anni ha pubblicato una grande quantità di scoop. Qual è quello che in futuro vorrebbe vedere in edicola?
Gli scoop veri superano la fantasia. Chi avrebbe mai pensato di poter fare una copertina con la coppia formata dal portiere della Nazionale Gigi Buffon e della telegiornalista Ilaria D’Amico?>>.

Le è mai successo di rinunciare a uno scoop per motivi etici o di amicizia? 
Si: per esempio in occasione dei 50 anni di matrimonio di Federico Fellini e Giulietta Masina. Lui era molto malato e casa loro era assediata dai paparazzi. Io pur avendo un invito dalla signora Masina, che conoscevo bene, ho rinunciato a raccontare quel momento perché mi sarebbe sembrata un’intrusione inumana.

Dove si vede tra qualche anno?
Quello che ho imparato fin qui è che per raggiungere il successo, e di conseguenza anche la tranquillità economica, non ci si deve pensare troppo. Di conseguenza non ho programmi precisi, né so dove sarò o che cosa farò tra qualche anno. Quello che mi auguro è di continuare a essere curioso e ottimista come sono stato in questi miei primi 50 anni.

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