Ci sono degli anni nell’arco di una
vita che non si possono dimenticare.
Per Biagio Antonacci uno di questi sarà senza
dubbio il 2014.
Assieme a lui proveremo a spiegarvi il perché. A sette mesi
dalla pubblicazione dell’album «L’amore comporta» lo incontriamo dietro le
quinte del Palalottomatica a Roma, tappa del suo nuovo tour. È il 9 novembre,
il giorno del suo 51° compleanno.
L’appuntamento è in camerino pochi minuti prima
dello spettacolo.
Intervista
Come ci si sente a festeggiare gli anni in concerto?
«È la cosa più bella
per chi, come me, non ama molto le ricorrenze. La mia festa è cantare per il
pubblico».
Siamo in un palazzetto, ma il suo palco sembra
quello di uno stadio.
«Sono orgoglioso di
dire che questo è uno dei palchi
più belli della mia
carriera. Rappresenta la costellazione dello Scorpione (il segno zodiacale di
Biagio, ndr), ha una passerella enorme perché
voglio vedere le
persone del pubblico, una per una».
Arriva il microfono e
tutte le persone dietro le quinte accompagnano Biagio di fronte ai gradini
che dividono il
backstage dal palco: canta 27 canzoni in due ore e mezzo di show. Lo ritroviamo
dopo il concerto.
Come si sente?
«Stanco ma con una
felicità addosso indescrivibile. Molti artisti finiscono il concerto arrabbiati
per le imperfezioni. Io me ne frego».
Che tipo di persone ha visto nel pubblico?
«Non riesco a credere
come a 50 anni io possa avere dei fan così giovani. Ci sono bambini, ragazzi.
Ma anche mamme e nonne. E pensare che una decina di anni fa ero convinto che il
tour di “Convivendo” sarebbe stato l’ultimo della mia carriera».
Invece è tornato negli stadi nello scorso maggio, con
tanti ospiti. E ora la serata di San Siro è diventata
un
dvd, «Palco Antonacci».
«È stato tutto così
bello che non poteva non essere
documentato. Vedere me,
Eros Ramazzotti e Laura
Pausini sullo stesso
palco è stato un sogno a occhi
aperti. Ho mantenuto
tutte le voci originali, comprese alcune imprecisioni nei testi. Preferivo si
sentisse la mia emozione».
E
nella copertina più della metà dello scatto
mostra
il pubblico.
«È da “Inaspettata” che per le
copertine preferisco
scegliere quadri, illustrazioni, rielaborazioni.
Tutto
ma non la mia faccia così com’è. Mi
sono scocciato di vedere il mio volto in vendita nei negozi. Per questo ho preferito
mostrare la gente che era lì per me».
Cosa
la emoziona quando scende dal palco?
«L’amore dei miei figli e la mia
dedizione per loro
sono la mia fonte di gioia più pura
».
dedicato
a suo padre. Cambierebbe qualcosa
di
quel testo, oggi?
«In quelle parole c’è tutto quello
che c’era da dire sul mio rapporto con lui. È scomparso a maggio, è stato un
grande lavoratore con uno scopo: non farmi mai preoccupare di nulla. È da molto
tempo che non sento quella canzone, grazie per avermela ricordata. Quando esco
da qui, la andrò subito
a riascoltare».
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