La navicella Rosetta e
la sonda Philae stanno viaggiando nello spazio, romanticamente «allacciate», da dieci anni. Ma il 12 novembre si dovranno
separare. Philae avrà il compito di sbarcare, per la prima volta, su una
cometa: la 67P/Churyumov-Gerasimenko, dal nome degli scienziati russi che la avvistarono,
nel 1969. Guarda caso lo stesso anno in cui l’uomo posò il suo piede sulla
luna. I due eventi, secondo gli esperti, hanno una portata analoga nella storia
delle missioni aerospaziali. Per ritrovare qualcosa di simile bisognerà
attendere altri dieci anni, quando ci sarà il primo sbarco su un asteroide. Con
una diretta di quattro ore condotta dal giornalista scientifico Luigi Bignami e
intitolata «Il giorno della cometa», Rai Scuola racconterà l’arrivo di Philae
sulla 67P. Staccatasi dalla navicella, del peso di 3.000 chili, con una
superficie di 64 metri quadrati di pannelli solari, la sonda (che pesa quasi
100 chili) atterrerà sul nucleo della cometa. Iniziando poi a raccogliere
preziosi dati di ogni tipo e a inviare immagini al centro di controllo
dell’Agenzia spaziale europea a Darmstadt, in Germania. Tra l’invio di una foto
e il momento in cui sarà visibile sulla terra, sarà passata circa mezz’ora. Durante
lo speciale di Rai Scuola andrà in onda anche un reportage sulle comete nella
letteratura e nell’arte, fra storia e mito e si farà il punto sul futuro
dell’esplorazione spaziale. Sorrisi ha chiesto un commento e un ricordo
all’uomo che il 20 luglio 1969 raccontò per la Rai l’evento che più ricorda «Il
giorno della cometa».
Intervista
Domanda. Tito Stagno, lei che urlò «Ha
toccato! Ha toccato il suolo lunare!», stavolta non ci sarà. Le spiace?
Risposta. «Mi hanno invitato, ma ho qualche problema
di salute. E poi in fondo non sono un esperto, ma un raccontatore. Al massimo
potrei parlare di umani...».
Domanda. È giusto paragonare i due eventi?
Risposta. «Direi di sì, anche se l’Apollo 11 si
muoveva spinto dal razzo Saturno V, con 3.000 tonnellate di carburante. Una
bomba viaggiante. Qui non c’è nessuno a bordo ed è tutto telecomandato.
Lo sgancio del Lem con
gli astronauti durò 12 minuti; stavolta invece ci vorrà qualche ora».
Domanda. Quei 12 minuti di telecronaca hanno cambiato
anche la sua storia...
Risposta. «È vero. E per il panico ho perso in un
quarto d’ora qualche anno di vita: feci tutto al buio, seguendo in cuffia
fumosi acronimi e numeri che arrivavano dalla Nasa. Dovevo raccontare ciò che
non vedevo, quindi usavo parole evocative».
Domanda. Ci fu anche la famosa polemica con il
collega Ruggero Orlando sui tempi dell’annuncio dell’allunaggio...
Risposta. «Ma avevo ragione io: anticipai solo
di qualche secondo, quando toccarono le gambe elastiche che indicano il
dislivello del suolo, il potenziale pericolo. Orlando era uno straordinario commentatore,
ma in momenti così si vede il telecronista. E fare il telecronista è un’altra
cosa».
Domanda. Lei voleva la luna e alla fine l’ha trovata
sulla terra.
Risposta. «Ho avuto una popolarità incredibile.
Ancora oggi, con in testa un decimo dei capelli di allora e gli occhiali da
sole, in strada mi riconoscono spesso. Ma quei pochi soldi che sono riuscito a
risparmiare non vengono certo dal mio misero stipendio Rai. Se vivo in una casa
di proprietà lo devo alle consulenze fatte dopo. Come docente per manager sulle
tecniche per affrontare il video».
Domanda. Un’ultima curiosità linguistica: se
per la terra si dice atterrare e per la luna
allunare, per una
cometa lei si concederebbe un «accometare»?
Risposta. «Ma per carità... A me non è mai
piaciuto manco allunaggio, si figuri. Mi ricorda i sindacati, che si sono
inventati parole terrificanti come “occasionare”. Ecco, “accometare” è uguale a
“occasionare”».
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