Aurora Ruffino(25 anni)
sorride. Lo fa spesso mentre si racconta con dolcezza, le dita delle mani che
si rincorrono mentre insegue pensieri grazie e i ricordi privati e di una
carriera appena iniziata ma già ricca di soddisfazioni. Diventata famosa grazie
a <<braccialetti rossi>>, ma scoperta per caso nel 2010 quando fu
scelta per il film. <<La solitudine dei numeri primi>>, Aurora è
tornata a vestire i panni di Benedetta, la figlia maggiore di Anna Valle e Neri
Marcorè, nella fiction di Raiuno <<Questo nostro amore 70>>; Una
ragazza tosta, con un figlio, e con la passione per la fotografia.
Intervista
Domanda. Com’è interpretare una ragazza madre di appena 22 anni?
Risposta. Benedetta è una giovane mamma sola che vive negli anni 70 e desidera
diventare forte e indipendente per dimostrare di essere capace di crescere suo
figlio anche senza la presenza di un uomo vicino.
Domanda. In realtà la famiglia di Benedetta è piuttosto presente…
Risposta. Si, ma un certo punto lei decide di
non accettare più l’aiuto economico dei genitori perché vuole farcela da
sola, con le sue forze.
Domanda. Quanto ti riconosci in lei?
Risposta. In realtà non molto. Io ho un carattere più tranquillo, sono più simile
a Bernardo(il suo ex fidanzato nella fiction, interpretato da Dario Aita), così
legato alla tradizione e alla famiglia. Benedetta ha l’ambizione di realizzarsi
professionalmente. Non dico che a me non interessi, ma la prima cosa per me è
la famiglia. Insomma, io e lei abbiamo priorità diverse…
Domanda. E la tua vera famiglia, com’è?
Risposta. Sono una ragazza fortunatissima, cresciuta in una famiglia da fare
invidia al mondo. Ho due nonni e una zia meravigliosi. Sono stata una delle
bambine più felci della terra.
Domanda. So anche che hai cinque fratelli…
Risposta. Si, e li amo tantissimo. Andiamo molto d’accordo, ma da tempo non
viviamo più assieme. Ognuno ha intrapreso la sua strada. Loro stanno a Torino
mentre io da cinque anni sto a Roma, dove ho sempre cercato di lavorare mentre
studiavo. Ma loro sono la mia vita, il mio amore. Mi hanno sempre sostenuta e
hanno appoggiato tutte le mie scelte. Come quella di diventare attrice.
Domanda. Questa passione per la recitazione l’hai ereditata da qualcuno?
Risposta. No, sono l’unica
pazza di casa. Dopo le superiori mi sono presa un anno di tempo per decidere
cosa fare della mia vita. Così ho frequentato un anno di musical in un
accademia di Torino. Durante una sfilata coreografata
organizzata dalla scuola, la Film Commission mi
ha
proposto di fare un casting per “La solitudine dei numeri primi” di Saverio Costanzo.
Dopo due mesi di provini mi hanno presa. Così ho scoperto davvero cosa
significa recitare. Poi Saverio mi
ha
spinto a fare il provino per entrare al
Centro
sperimentale di Roma e ho superato anche quello. Sono stata fortunata».
Domanda. Cosa ti dà recitare?
Risposta. Mi riempie di esperienza
perché vivo vite non mie, con vicende belle e a volte piene di sofferenza. Ma
il dolore fa parte della vita, lo si vive e si cerca di superarlo per trarne
qualcosa di positivo.
Domanda. In
questo periodo state girando a Fasano, in Puglia, la seconda stagione di
«Braccialetti rossi».
Risposta.
Abbiamo iniziato le riprese ad agosto
e finiremo all’inizio di
dicembre. Dovrebbero essere quattro o cinque puntate e potrebbero andare in
onda già a fine febbraio. La prima stagione ha avuto un riscontro incredibile
ed è
grazie a “Braccialetti” che
ora i ragazzi e i bambini mi riconoscono per strada.
Domanda.
Ti sei chiesta perché «Braccialetti
rossi» ha avuto tutto questo
successo tra i più giovani?
Risposta. Mi
sono posta la domanda e mi sono
risposta
così: “Braccialetti” parla di una realtà che non è tanto lontana da noi, dove
per la prima volta gli eroi sono dei ragazzi normali, malati, che cercano di
farsi coraggio e di superare i problemi aiutandosi a vicenda. Ognuno poi
riconosce nei personaggi il proprio dolore o la propria esperienza, ma ciò che
accomuna è, appunto, la voglia di superare insieme le difficoltà.
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