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venerdì 21 novembre 2014

MARINO & COMPANY: TUTTI SOTTO TIRO


Ormai rischiano il linciaggio.Il sindaco di Roma Ignazio Marino se l’è vista brutta quando si è avventurato nella borgata di Tor Sapienza a fronteggiare i cittadini scatenati contro i centri per gli immigrati. 
Quello di Carrara Angelo Zubbani ha subìto un assalto in piena regola nel proprio municipio dopo i disastri dell’alluvione. 
E quello di Genova, il nobile di estrema sinistra Marco Doria, non osa più mostrarsiin strada dopo gli insulti incassati dagli esasperati in mezzo al fango.

Sono loro i più esposti all’odio popolare
che monta contro la casta politica.
I più raggiungibili, il bersaglio più
facile e concreto. Così, mentre fino a
qualche anno fa la carica di sindaco
era un buen retiro per dirigenti di partito
anche di livello nazionale (Francesco
Rutelli, Walter Veltroni e Gianni
Alemanno a Roma, Massimo Cacciari
a Venezia, Piero Fassino a Torino), oggi
la poltrona di primo cittadino è fra le
più scomode.
Qualcuno poi ce ne mette di suo, per
aggravare la situazione. Il napoletano
Luigi De Magistris si aggrappa ai
cavilli del Tar per sfuggire alla stessa
legge Severino che ha fatto fuori Silvio
Berlusconi dal Senato: i condannati
devono mollare la carica.
Si sente vittima
di complotti (ma questo da sempre),
avrà anche ragione, ma poteva
aspettare la sentenza d’appello accettando
una sospensione temporanea. Il
leghista Massimo Bitonci ha trionfato
a primavera nella sua Padova: che
bisogno aveva di esasperare gli animi
rifiutando di dare udienza al console
marocchino del Triveneto? Cioè proprio
al rappresentante di uno dei Paesi
arabi più tolleranti e pacifici?
E il giovane Massimo Zedda di Cagliari
volto pulito diventato sindaco
a soli 35 anni: non poteva stare più
attento a non intervenire nella nomina
della nuova sovrintendente al teatro
lirico, che ha provocato una richiesta
d’incriminazione per abuso d’ufficio?
I guai se li è tirati addosso anche
Maurizio Zoccarato, primo cittadino
di Sanremo (Imperia). È stato
visto prendere a calci il cestino di un
mendicante rumeno nella centrale via
Matteotti all’ora dello struscio: «Volevo
solo farlo allontanare». Poi ha aggravato
la situazione: «Rumeno? No, era
uno zingaro», come se le due cose, fra
l’altro, fossero incompatibili.
Le traversie del sindaco a 5 stelle Federico
Pizzarotti derivano da un fax
ricevuto nel suo ufficio vuoto di sabato
pomeriggio: avvertiva del pericolo di
straripamento di un torrente che poi ha
provocato grandi danni. In più continua
a fare la fronda al suo capo Beppe
Grillo.
L’altro primo cittadino grillino Filippo
Nogarin di Livorno ha aperto innumerevoli
fronti: litiga con spazzini, consorzi
di acqua e case popolari. Vuole
ristrutturare il vecchio ospedale invece
di costruirne uno nuovo.
Nella vicina Pisa Marco Filippeschi
è contestato per avere tagliato di 400
euro i salari ai dipendenti comunali,
che occupano il suo ufficio. Potrebbe
aver ragione, ma loro lo accusano di
non avere toccato gli altri costi della
politica.
Il veneziano Giorgio Orsoni è stato
arrestato a giugno per lo scandalo
Mose (dighe contro l’acqua alta): ha
perso la carica, gli viene rifiutato il
patteggiamento, sarà l’unico a finire
sotto processo.
MAFIA, AUTOVELOX,
RADIO, LAUREE COMPRATE
Ad Avellino Paolo Foti è indagato
(omesso controllo e disastro ambientale)
per la decina di operai morti
nell’ex fabbrica Isochimica, e i 232
che hanno subìto lesioni dal rilascio
di amianto.
Leopoldo Di Girolamo di Terni è
accusato di avere incassato 3,6 milioni
di euro per la radio privata del suo
movimento politico come contributo
pubblico all’editoria.
Il potente Vincenzo De Luca a
Salerno è invece incriminato per il
Crescent, mostro di cemento dell’architetto
Ricardo Bofill costruito sul
Lungomare, che ostruisce la vista.
Franco Susino di Scicli (Ragusa) ha
ricevuto un avviso di garanzia per concorso
esterno in associazione mafiosa:
presunte infiltrazioni in municipio di
una cosca catanese.
A Manfredonia (Foggia) Angelo
Riccardi ha subìto un obbligo di
dimora con l’accusa di avere cercato
di comprare esami da un professore
dell’università di Pescara, per ottenere
la laurea in Scienze manageriali.
Potevano infine mancare gli odiati
autovelox? Pietro Caberletti di Bagnolo
Po (Rovigo) è indagato per abuso
d’ufficio (aggiudicazione indebita e illeciti
profitti) su appalto, installazione
e gestione dei rilevatori di velocità nel
suo comune.

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