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mercoledì 26 novembre 2014

LUCIANA LITIZZETTO: FACCIO RIDERE PERCHE VADO AL SUPERMARKET COME VOI


Luciana Litizzetto ha appena
compiuto 50 anni. Ma dai,
com’è possibile? Quella ragazzaccia
irriverente che si accartoccia
sul tavolo di Fabio Fazio
ogni domenica in «Che tempo che fa»
non può avere un’età adulta, non può
avere un’età qualunque essa sia. Eppure.
Eppure c’è una Lucianina che nessuno
vede. Va a far la spesa, prepara il pranzo,
discute con i suoi figli perché non hanno
fatto i compiti. Una Lucianina amorevole,
cortese e (relativamente) pacata che
pochissimi hanno il privilegio d’incontrare.
Ora è qui davanti a me, sorridente.
È arrivata trafelata (ma puntualissima)
nello studio torinese dove sono state
scattate le foto di questo servizio. La sua
borsa ha l’aria di essere pesantissima.
Dall’interno, flebile, il suo cellulare suona
di continuo, ma lei non risponde per
non interrompere la nostra conversazione.
A meno che. «Sei stato bravissimo!»
esclama trepidante nell’unica telefonata
che non ignora. «Scusi, questa chiamata
dovevo proprio prenderla. Il mio Giordan
ha preso 8 nell’interrogazione di matematica.
Che soddisfazione...».

INTERVISTA 

 Come sono i 50, Luciana?
«Non ci devi pensare tanto. Certo, poi
senti i tuoi figli che dicono “Ai tuoi
tempi...” e un po’ male ci resti».

Anche Fabio Fazio compie 50 anni 
tra poco, il 30 novembre.
«Beh, lui la sta prendendo peggio di me.
“Ecco, è finita, è una tragedia” continua
a dire. Ma Fabio vede tutto in modo catastrofico,
al reparto maternità quando
è nato lui hanno affisso un fiocco grigio.
Poi ognuno reagisce a modo suo...».

Fazio si è messo a fare scalate.
Vuole conquistare il Monte Bianco.
«Già, ma quest’estate il maltempo non
gliel'ha permesso. Una prova dell’esistenza

di Dio».

Lei in che cosa se li sente,
i 50 anni?
«Il fisico per ora tiene bene,
anche se ogni tanto mi trovo
una ruga nuova. Ci sono giorni
che mi guardo il collo e penso
che dovrei inventarmi qualcosa,
magari mi farò crescere la
barba (ride). Ma nella mia
carriera non ho mai puntato
sulla bellezza, quindi ora non
mi preoccupo più di tanto.
Piuttosto continuo a dirmi
che dovrei lavorare di meno

e divertirmi di più».

Invece oltre a «Che tempo
che fa» farà anche «Italia’s
got talent» come giurata.
« “Che tempo che fa” non si
può abbandonare. La tv italiana
è cambiata tantissimo e
un pubblico affezionato come
il nostro è un patrimonio da
non disperdere. La gente si
lamenta perché un programma
è sempre uguale, ma poi se
lo cambi si arrabbia. È come
i fidanzati, quello di prima è

sempre meglio».

Da dieci anni ha l’obbligo
di divertire in diretta.

Ansie da prestazione?
«In passato di più. Ho una fortuna: per
la mia famiglia io non faccio questo mestiere.
Prima di uscire per andare negli
studi Rai faccio da mangiare e controllo i
compiti. L’altro giorno, un secondo prima
di entrare in scena, il mio cellulare ha
suonato ed erano i miei figli che litigavano

e chiedevano il mio intervento».

Ha capito quali sono i monologhi
che funzionano di più?
«Quelli in cui ci metto la pancia perché
mi toccano profondamente, come
qualche settimana fa quando ho trattato
il tema degli ovuli congelati. E poi parlo
di gossip come se fossi sul mio divano.

E invece sono in tv…».

Da spettatrice rimpiange qualche
programma del passato?
«L’altra sera sono tornata a Torino dopo
la diretta di “Che tempo che fa” e davano
in replica il “Maurizio Costanzo Show”.

Era meraviglioso».

Anche Luciana Littizzetto è passata
da lì.
«Ricordo l’agitazione, il giorno prima
mi veniva sempre l’herpes. Il fatto è che
al “Costanzo Show” il pubblico era vero,
arrivava da tutta Italia per applaudirti o
fischiarti. Non come oggi, che ti vedono

in tv e poi twittano dal divano».

Ha detto una cosa da cinquantenne.
«Ma no... Anzi, rispetto a qualche anno

fa mi arrabbio molto meno».

Per che cosa si è arrabbiata l’ultima
volta?
«Avevo preparato il pranzo a mio figlio
per quando fosse tornato da scuola e
lui invece è andato in una rosticceria a
prendersi del cibo assurdo»

I suoi ragazzi stanno diventando
grandicelli.
«E io devo mettermi nell’ottica che
presto o tardi se ne andranno. Ogni tanto

ci penso, qualcosa mi dovrò inventare. 
Ma non mi spavento, sono una
persona di progetti».

Ha già in mente qualcosa?
«Il Comune di Torino ha messo a punto
un’iniziativa per accogliere i neonati
abbandonati in ospedale e in attesa di

adozione. Potrei dedicarmi a quello».

Avere in casa un neonato e vederlo
andare via dopo qualche mese: ci vuol
coraggio, il suo cuore si spezzerà.
«Può darsi, ma non è il genere di cose
che mi spaventa».

Intanto si tiene occupata con la tv e
si butta in una nuova impresa su Sky.
«Quest’anno però non ho Sanremo».

Lo guarderà, il Festival?
«Certo. E poi ora finalmente dopo due
anni al Festival torneranno le gnocche,
la bionda e la bruna…».

Sa che è difficile immaginarla nella
giuria di un talent show?
«Invece io sono molto curiosa. Per la
prima volta sono gli altri a doversi dar
da fare per dimostrare qualcosa, io me
ne sto seduta e guardo».

Che tipo di giurata sarà?
«Parto dal presupposto che se oggi,

dopo 20 anni di carriera, io dovessi 
dimostrare quel che so fare in tre minuti, me la
farei sotto. Cercherò di essere accogliente
anche con i più scarsi. In fondo ci vuole
del coraggio per esibirsi e farsi giudicare
da quattro pirla come me, Bisio, Nina Zilli
e Frank Matano. Perché saremo anche
dei giudici, ma siamo comunque quattro
pirla, posso assicurarlo».

Il suo giurato preferito tra quelli
in circolazione?
«Mika, che è un grande musicista ma
si è calato alla perfezione nelle regole
della tv. E ha anche un gran senso dell’umorismo.
Mi piaceva anche Arisa, era
imprevedibile, divertente, appassionata
onesta. Mi è sempre piaciuta la gente che
ha l’aria di cadere dal pero».

Che cosa l’ha impressionata di questa
nuova avventura, finora?
«Il respiro internazionale. Ho fatto delle
riunioni con i produttori e sono arrivate
delle persone che parlavano inglese e
avevano delle traduttrici bellissime, come
nei film. E poi è tutto tecnologico, colorato,
fighissimo. Altro che sipario che
non si alza, come nell’ultimo Sanremo».
Magari in Rai qualcuno ci sarà rimasto
male per il fatto che lei lavori
anche per Sky.
«Ci ho pensato tanto, ma io in Rai che
cosa potevo fare di nuovo?».

Uno show tutto suo?
«Non sono una conduttrice, sono una
comica, ho sempre bisogno di una spalla.
Sky invece può permettermi di sperimentare.
Nella tv tradizionale nessuno
ti aspetta più, i risultati devono arrivare
subito, ma programmi come “Avanzi” o
“Mai dire gol” avevano avuto il tempo
di crescere lentamente fino a diventare
dei fenomeni. Su Sky ci sono un sacco di
trasmissioni che vivono bene con ascolti
bassissimi. Senti dire: “L’ultima puntata di
X Factor ha fatto un ascolto pazzesco”,
poi vai a vedere e scopri che l’hanno
vista un milione e 300.000 persone. Un
ascolto pazzesco? Ma in Rai con quel
risultato ti chiudono dopo un secondo.
A Sky ragionano in modo diverso, hanno
un pubblico che “smanetta”, guarda un
pezzetto di “Case da incubo”, un frammento
di “Malattie imbarazzanti”, poi fa 
un salto su “Italia’s got talent”… ».

Lei ha qualche perversione, riguardo
alla miriade di programmi trasmessi
dai canali tematici di Sky?
«Mi piace “Io e le mie fobie”. Nella puntata
dell’altro giorno c’era una tizia che
aveva il vizio di mangiare la carta igienica.
Alla fine hanno conteggiato quanta
ne ingeriva ed è venuto fuori che si
spazzolava un rotolo e mezzo al giorno.
Lei si è messa a piangere…».

Deve proprio averla colpita: ne
parla anche in “L’incredibile Urka”,
il suo nuovo libro Che è un libro comico fatto
di «monologhi scritti». Le faccio la
solita domanda: a quando il primo
romanzo?
«Le do la solita risposta: non so mica se
sono capace, per un romanzo ci vuole il
pensiero lungo, io sono una da trovate
più estemporanee».
Presto tornerà a vestire i panni
della prof Isa Passamaglia nella terza
stagione di «Fuoriclasse».
«Anche quella è una fatica dolce, perché
è un personaggio a cui il pubblico è
affezionato, e pure io. E quando mi vien
voglia di mollare per passare un’estate in
vacanza, ripenso a qualcuno che l’anno
prima alla fine delle riprese mi aveva
detto: “L’anno prossimo lo rifai, vero?”.
Perché dalle mie scelte, in questi casi,
dipende il lavoro di un centinaio di persone
tra attori, autori e tecnici…».

C’è un collega che invidia?
«Purtroppo non c’è più, e non si può
certo parlare d’invidia. Giorgio Faletti
però era un grande. Ha saputo vivere la
vita a pieno, non aveva paura di cambiare:
era un comico, un attore, un
musicista, uno scrittore, un pittore.
E cucinava benissimo... Ha amato la
vita ed è stato ricambiato».

E lei non ha mai pensato
di cambiare tutto?
«Venticinque anni fa
ho lasciato l’insegnamento
per fare la comica.
Non le sembra abbastanza?».

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