Katia Ricciarelli, a Milano alla presentazione degli Oscar della
Lirica, che verranno assegnati a Doha il 12 dicembre, posa il suo sguardo azzurro e limpido su di me,
fa una pausa e sorride. «Il bel canto è
in crisi? Mi sembra non sia l’unica cosa
in crisi in Italia. Non c’è da stupirsi... e
poi abbiamo sprecato tanto in passato».
INTERVISTA
E adesso?
«La lirica ora è spettacolo elitario, unavolta era il popolo che riempiva i teatri
Si canticchiavano le arie per la strada.
Dovremmo recuperare quel pubblico».
Il repertorio sarà invecchiato...
«C’è qualcosa di contemporaneo, ma
non siamo pronti, i nuovi autori raramente
toccano le nostre corde, forse
dovremmo aprirci di più».
E se fosse troppo tardi?
«Il problema è che non ci sono soldi. E
non ci sono soldi ora perché ce n’erano
troppi prima. Paghiamo i debiti fatti».
Come sono i giovani cantanti?
«Alcuni bravi, altri basta che aprano
bocca per capire che è meglio facciano altro».
È severa nei giudizi.
«Per ogni ragazzo che studia c’è una
famiglia che paga. Bisogna avere il coraggio
di fermare chi non ha talento. In
Italia non siamo abituati alla severità e
alla meritocrazia, è tutto sciatto».
Migliorerà?
«Ne sono certa: abbiamo già toccato
il fondo. È più semplice risalire che
scavare. Amo l’Italia, ma a volte avrei
voglia di andare via. Sono stata in Cina:
energia, entusiasmo, preparazione.
Quando torni capisci che è brutto vivere
in questo piattume».
Un giudizio sull’Opera di Roma?
«I sindacati hanno dato il colpo di
grazia. Si sforava di un minuto e scattavano
gli straordinari, c’erano indennità
di ogni tipo e arte e cultura andavano
in malora. Ma la cosa più grave è
che nessuno dei professori d’orchestra
riteneva di dover sostenere audizioni,
far valutare le proprie capacità».
C’è malcontento tra i musicisti
«C’è molto malcontento perché c’era
molto malcostume. La cosa brutta è
che in questi momenti ci sono tante
persone che restano senza lavoro».
Cosa accadrà?
«Non ci sono soldi e il primo campo in
cui si taglia è quello dell’arte. Dicono:
“l’arte non si magia”. Non è vero, l’arte
dà da mangiare a chi ci lavora, e deve
nutrire le persone: è il cibo per la civiltà
di un Paese».
Il declino dell’arte rispecchia il
declino della nostra nazione?
«Gli italiani sono un popolo generoso,
ma meno istruito di quello di altre
nazioni avanzate. Siamo convinti di
sapere tante cose, ma non è vero: siamo
superficiali, e dovremmo esserne
consapevoli. E poi abbiamo sempre
il vezzo di di pensare che all’ultimo,
con un colpo di coda, ci salviamo».
Lei ha contato sul colpo di coda?
«La mia famiglia era povera, e io sono
riuscita a fare la cantante studiando e
lavorando. Non potevo permettermi di
contare sul colpo di fortuna».
La cosa più bella della maturità?
«La serenità di non dover dimostrare
più nulla a nessuno. E tutto quello che
faccio, come la fiction o il cinema, è un
regalo, una sorpresa».
Quindi la leggerezza non è una
caratteristica della gioventù?
«Picasso diceva che è da vecchi che si
impara a essere giovani. Purtroppo».
Alla sua età la vita sentimentale
ha sorprese, desideri?
(Ride). «Perché, si sta candidando? Io
lascio sempre una porticina socchiusa.
Tante volte ho detto “basta con
gli uomini”. Solo che non ci credo
nemmeno io. Certo, ora pretenderei
cose diverse: dialogo, comprensione,
libertà.. ho bisogno di una spalla, ma
non la trovo».
Nessuno di papabile?
«Mi ga el nas longo... cioè, ho il naso
lungo, si capisce subito se una cosa
non può funzionare. Basta un dettaglio:
ti usa lo spazzolino da denti, si mette di
traverso sul letto, russa... e già ti passa
la voglia».
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